giovedì 2 luglio 2015

11 days to Australia

Il titolo rigorosamente in inglese, perché 'fa figo' ovviamente, No, in realtà, non trovavo la giusta espressione in italiano e ho dovuto ricorrere all'inglese...d'altronde sarà la lingua che parlerò per i prossimi mesi, quindi, perché no?!

Come i più perspicaci e svegli avranno capito mancano undici
 giorni, escluso oggi, al momento in cui dovrò salutare mamma, papà e amici per salire sull'aereo e affrontare tante ore di volo. Non arriverò subito in famiglia, ma trascorrerò prima due giorni (tre notti) a Sydney con tutti gli altri ragazzi italiani e non che, come me, hanno deciso di vivere per un periodo in Australia tramite STS. Questi due giorni dovrebbero fungere da 'orientation', ma so già che a me serviranno più di due giorni per orientarmi ed ambientarmi. In ogni caso, una città da aggiungere alla lista dei posti visitati!


In famiglia arriverò il 17 luglio, all'aeroporto di Albury, e non di Melbourne come pensavo io. In realtà STS non mi ha ancora dato i dettagli dei vari voli che prendere nei prossimi giorni, ma durante la 'skyppata' di domenica con la mia host family, mi hanno detto che arriverò ad Albury, dove mi aspetteranno tutti e tre :))
Non vedo l'oraa!
E' strano come mi sento, perché non sono più di tanto agitata al pensiero della mia partenza. Paradossalmente mi agitavo di più ad aprile, maggio, quando addormentandomi pensavo: 'ma che cavolo sto per fare? giada, ma sei proprio sicura?'. Adesso invece sono più tranquilla, anche se una parte di me continua a pensare al peggio, del ti'po: 'la famiglia non mi vorrà più e si pentirà di avermi scelto...non troverò amici....a scuola non capirò niente..', insomma, proprio pensieri positivi, come avete capito!

In ogni caso, penso (credo e spero) di essere pronta a partire...manca solo la valigia!

lunedì 22 giugno 2015

Ventuno giorni

Come avrete capito da titolo (originale come pochi) mancano solo ventuno giorni alla fatidica partenza, alla Partenza con la P maiuscola. Perché sì, questa è La Partenza.

Mi sono accorta che in tutto questo tempo non vi ho nominato nè il posto in cui vado a finire, nè la famiglia che ha deciso (chissà come mai...) di ospitarmi.
A differenza di molti ragazzi che ricevono informazioni sul loro placement anche solo un mese prima della partenza, io sono stata "addottata" a marzo, più di quattro mesi prima della partenza.
Difatti ho già avuto modo di contattare la mia host-family tramite mail e di vederla via Skype.
La mia HF è composta essenzialmente da lui, lei, un'exchange student svizzera e due cani ("licky dogs"). Si chiamano Barb e Daryl, mentre l'altra exchange student che è li da fine gennaio si chiama Vivien e parla tedesco (chissà se riuscirò a sfoderare le mie conoscenze...).
Tutta questa bella gente (cani compresi) vive a Yarrawonga, un piccolo paese di circa 6000/7000 abitanti che, stando a Google Earth, dista 5.125 km da Milano, abbastanza vicino a casa mia. La località turistica di Yarrawonga si trova al confine tra lo stato del Victoria e quello del New South Wales, sulle rive del rinomato lago Mulwala (no, ok, non è famoso, ma volevo dare un non so che di poetico alla descrizione).

Una volta laggiù, frequenterò una delle due scuole del paese (sii, scuola a luglio!), quella pubblica, che si chiama P-12 College, o qualcosa di simile. Mi è stato detto che la scuola è abbastanza vicina a casa, difatti, quando non farà troppo freddo come a luglio, io e Vivien ci potremo andare a piedi o in bici, come delle vere atlete.
A parte ciò non so molto altro, ma va benissimo così, il resto lo scoprirò io, giorno dopo giorno.

Oggi ho deciso di risparmiarvi la parte più emotiva del post perché in questo momento sto provando talmente tante emozioni diverse che vanno, vengono, scappano, si sovrappongono e cambiano, che non riuscirei a metterle per iscritto senza diventare confusionaria.

Ci sentiamo presto (domani si parte per Londra!).

Giada


Un mese di attesa e tanta tanta ansia

(scritto il 14 giugno)

Ieri mi sono piacevolmente accorta che manca esattamente un mese alla mia partenza.  C'è un sacco di cose che voglio fare prima di partire, ma allo stesso tempo mi sembra di avere troppo poco tempo per farle. Mi sento strana. Sono molto felice di partire, e ho intenzione di gustarmi ogni istante dei prossimi mesi, cercando di non pensare troppo, di dire di si e buttarmi in nuove cose senza dare troppo peso ai 'se' ed ai 'ma'.. Che importa se sono stanca, triste o giù di morale? Prometto che cercherò di prendere al volo ogni opportunità che mi verrà offerta, che ne abbia voglia o meno. Chissà cosa può succedere, anche solo accettando di andare a fare un giro al parco vicino a casa?

Voglio addormentarmi ogni sera con la consapevolezza che non ho sprecato niente e che ho dato il massimo durante la giornata. So già che ci saranno 'giorni no', in cui probabilmente l'ultima cosa che vorrei fare sarà uscire di casa, socializzare con persone che conosco da poco e che non parlano la mia stessa lingua, ma non mi importa! Ci saranno anche 'giorni sì', e dovrò imparare a valorizzare quelli, dai quali prendere forza per affrontare i momenti più bui.  

Ce la farò? Non ne ho idea.
Ci proverò? Ogni singolo giorno. 

Giada

sabato 18 aprile 2015

Sono all'altezza di un'esperienza simile?

E più i giorni passano, più mi vengono dubbi. Sono davvero in grado di affrontare e sfruttare un'esperienza del genere? Ne sono all'altezza?

E ancora mi chiedo, che razza di persona sono? Chi sono? In quest'ultimo periodo sono confusa, non mi capisco. Tendo a chiudermi in me stessa quando sto con un gruppo di persone. Tendo a stare zitta, muta, come se volessi quasi sparire. Ogni volta che apro bocca, mi chiedo: 'Perché l'ho detto? Perché lo penso o perché è quello che gli altri si aspettano?' E ormai questa è diventata la domanda che mi faccio più frequentemente, forse troppo spesso. 
Sono sempre stata una ragazza riservata, ma mi sembra di diventarlo sempre più con il passare del tempo e non voglio. Non voglio ma allo stesso tempo non faccio nulla per cambiare la situazione. 
E' questo il mio difetto più grande: sono bravissima a fare la saggia della situazione, do bellissimi consigli a chi mi chiede aiuto ma poi? Sono la prima che si lamenta ma che non fa nulla per migliorare. 

Per questo mi chiedo se passare 5 mesi fuori da casa, dovendo quindi rifarmi una vita lontana da casa, sia la cosa giusta per me. Non lo so, da una parte so che mi aiuterebbe a crescere, ma dall'altra ho una paura tremenda di passare 5 mesi bagnando ogni notte il cuscino aspettando solo il ritorno a casa. Non lo so. Non so più cosa pensare. 

Sono davvero una bella persona come alcune persone mi hanno detto? Cos'ho che effettivamente mi rende bella? 

Scusate per questo post un po' troppo lamentoso e ben poco felice ma mettere per iscritto i miei sentimenti in qualche modo mi alleggerisce. 

Alla prossima, 

Giada

martedì 14 aprile 2015

91 days to go...

Mancano novantun giorni alla tanto desiderata e temuta partenza per la Terra degli Aborigeni e la cosa comincia paurosamente a farsi sempre più concreta e reale. In questi ultimi mesi, passati in un batter d'occhio, ho pensato molto all'Australia e a ciò in cui mi sono imbarcata, ignara di molte cose e allo stesso tempo con la mente sognante, ma vedevo la mia partenza come una cosa irreale, astratta, lontana, quasi come se non mi coinvolgesse direttamente. Solo negli ultimi giorni ho capito veramente che sto per trascorrere circa cinque mesi lontana da casa, dalla famiglia, dagli amici e dalla scuola. Cinque mesi non sono tanti, è vero, ma non sono nemmeno pochi e, il fatto di non avere mai vissuto un'esperienza simile, devo dire che mi agita e intimorisce non poco. Allo stesso tempo, però, non vedo l'ora di partire e di cavarmela finalmente da sola, imparando a contare solamente su me stessa, usando solo le mie gambe, senza dover dipendere da mamma e papà.
Più ci penso e più mi rendo conto che ho preso la decisione giusta, che cambiare radicalmente posto per un periodo di tempo più o meno lungo, ripartendo da zero, costruendomi una nuova vita giorno dopo giorno, è la cosa più giusta per me in questo momento della crescita. Sono sicura che mi aiuterà a conoscere meglio me stessa, a credere di più nelle mie capacità, ad imparare a non dare nulla per scontato e so che mi renderà più forte.
So tutte queste cose perché mi conosco e so di non avere un carattere forte. So che ho bisogno di staccare definitivamente quel cordone ombelicale che fino ad oggi mi legava a mamma. So che è la cosa giusta da fare, anche se all'inizio mi farà stare male.
Non sono una ragazza particolarmente estroversa e ho i miei tempi per ambientarmi e stringere nuove amicizie. Non so quel tipo di ragazza che in dieci, massimo venti minuti si è già fatta dieci amici. Sono una ragazza riservata, non di quelle espansive, e ci metto un po' prima di legare con una persona. Ma le amicizie che stringo, nove volte su dieci sono vere amicizie e riesco a mantenerle nonostante il passare del tempo. Fortunatamente ho avuto poche delusioni in materia di amicizie e sono grata degli amici che ho, perché sono veri e nonostante tutto, ci sono sempre stati per me e mi hanno dimostrato in mille e uno modi diversi il bene che mi vogliono. Si possono contare sulle dita di una mano, si, ma sono amici veri. Tutti gli altri sono più che altro conoscenti, gente con cui mi trovo bene e con cui passo volentieri il tempo, ma che non frequento al di fuori dell'ambiente scolastico. Per questo so che la mia decisione di partire, resa possibile dai miei genitori ai quali sarò eternamente e immensamente grata, è la decisione migliore che potessi prendermi.
Dico sempre che l'unica cosa che voglio è essere felice, che non mi interessa avere un cellulare all'ultima moda se poi non ho nessuno da chiamare e con cui parlare. Ho sempre detto che le cose che contano, non sono percepibili nè con la vista nè con l'udito. L'ho sempre detto e ne sono tutt'ora convinta. La cosa che però ho capito solo da poco è che la felicità non busserà mai alla mia porta da un giorno all'altro e non stravolgerà la mia vita senza che io muova un dito. La felicità me la devo guadagnare, cercando di migliorare giorno dopo giorno e cercando di sfruttare la mia vita. Ho capito che il destino esiste, ma che non ci si deve affidare a lui, perché siamo noi i padroni delle nostre vite.
Ho capito tante cose riflettendo; ora non mi resta che metterle in pratica.


Giada